Malta tagħna lkoll (Malta è di tutti noi). Luci ed ombre di una società che vuole cambiare.

Il 26 marzo i Laburisti hanno vinto per la terza volta le elezioni politiche a Malta. Nel paese che esprime la Presidente conservatrice dell’Europarlamento, Roberta Metsola, prosegue quindi il ciclo politico di centrosinistra inaugurato nel 2013 con la vittoria di Joseph Muscat dopo un quarto di secolo di dominio del rivale partito Nazionalista sulla politica maltese.

Questa serie di affermazioni nasconde tuttavia un decennio estremamente controverso nella storia della Repubblica di Malta segnato da scandali che non hanno risparmiato alcuno dei suoi leader, seppure per ragioni non identiche e con conseguenze diverse sulle loro fortune. Recentemente Malta è stata infatti accusata di non fare abbastanza per contrastare il traffico illecito di denaro, mentre la fase precedente di governo, quella di Joseph Muscat conclusasi ad inizio 2020, era stata segnata addirittura dall’assassinio di Daphne Caruana Galizia e dalle successive dimissioni dello stesso Muscat.

Un breve riepilogo sulla storia recente di Malta può tuttavia aiutare a comprendere meglio questa apparente contraddizione tra una ostentata stabilità politica ed una società segnata da gravi contraddizioni interne.

L’adesione alla UE il 1° maggio 2004 ha portato grandi e visibili benefici consentendo alla piccola Repubblica insulare di modernizzare le proprie infrastrutture.Ai maltesi va da questo punto di vista riconosciuta una indubbia bravura nell’utilizzo dei fondi europei.

Al contempo, i legami culturali con il Regno Unito ed il mondo anglosassone hanno aiutato Malta ad accreditarsi come un’economia dinamica e come una piazza finanziaria attraente grazie anche, va detto, ad una normativa fiscale generosa. Da questo punto di vista, l’altro “grande” storico riferimento, politico e culturale, di Malta – l’Italia – non esce benissimo dal confronto.

Malta inizia a conoscere tuttavia un vero e proprio boom economico nel 2011 quando le sue vicine mediterranee, l’Italia e la Libia, vengono investite da due crisi che, pur profondamente diverse per intensità e caratteristiche, innescheranno un movimento simultaneo di persone e di capitali verso l’arcipelago contribuendo ad una rapida crescita dell’economia.

Le elezioni del 2013 giungono in un momento di declino della leadership del Partit Nazzjionalista mentre il Partit Laburista di Joseph Muscat si pone come il rappresentante dei ceti rampanti, arricchiti dagli affari che iniziano a crescere.

Lo slogan con cui i Laburisti vincono nel 2013 è “Malta tagħna lkoll”, ossia “Malta è di tutti noi”, ed ironicamente tra i primi atti del nuovo governo di Muscat si registra proprio un selvaggio spoils system nella Pubblica Amministrazione.

Intanto gli affari decollano per molti. L’edilizia selvaggia ed il consumo di suolo erano già problemi sentiti per un’isola sovrappopolata rispetto alle sue dimensioni e la realizzazione di opere “monstre” nei primi anni 2000 ne era una testimonianza evidente. Dal 2013 in poi però le gru spuntano ovunque. Nello stesso periodo cresce inoltre il livello dei depositi bancari che nel 2016 superano complessivamente di 20 volte il PIL maltese.

Malta è una realtà piccola nella quale l’intera popolazione è legata da stretti contatti parentali e personali che legano l’intera popolazione. Questa peculiare struttura sociale ha favorito lo sviluppo di vasti blocchi consociativi in una società dove improvvisamente anche i ceti più bassi iniziano a staccare dividendi importanti dalle rendite immobiliari. Questi ultimi si sono rivelati molto difficili da contrastare, sia da parte delle voci libere che dello stesso Stato.

La più importante di queste voci era quella di Daphne Caruana Galizia.

Lo scandalo seguito al suo assassinio ha però finalmente innescato una reazione nell’opinione pubblica maltese, che ha percepito l’accaduto come una vergogna nazionale.

L’arma del riscatto per Malta sono le generazioni più giovani ed istruite. L’entrata nell’UE e lo sviluppo economico hanno migliorato i livelli di istruzione e sono cresciuti sia i diplomati che i laureati. I giovani maltesi viaggiano grazie all’eliminazione delle frontiere ed agli ottimi collegamenti aerei verso il resto d’Europa, hanno una sensibilità ambientalista al contrario dei loro genitori e nonni che hanno cementificato l’isola, e sono aperti ai diritti civili in un paese che ha introdotto il divorzio solo nel 2012. È un aspetto da ricordare quando ci si avvicina alla realtà politica maltese: le affiliazioni a Bruxelles rischiano infatti di rivelarsi un filtro sfocato per capire dove si collocano a Malta il riformismo ed il progressismo e dove invece alligna la conservazione sociale peggiore (o certe posizioni in materia migratoria).

L’investimento sul capitale umano è sicuramente la chiave per cambiare profondamente la società dell’isola e portarla a livelli paragonabili agli altri partner della UE.

Malta infatti importa ancora forza lavoro qualificata dall’estero. A titolo di esempio, i nostri connazionali residenti nell’arcipelago, poco più di mille nel 2009, superano oggi nell’ipotesi più pessimistica i ventimila.

Il rapporto tra l’Italia e Malta ha tuttavia origini antichissime: l’isola ha condiviso il destino politico della Sicilia per millenni e la lingua maltese altro non è che un residuo dell’arabo parlato in Sicilia nel basso Medioevo. Non sarebbe anzi, da questo punto di vista, sbagliato considerare Malta come una piccola porzione di Sicilia avviatasi, da un certo momento in poi, su un percorso distinto ed originale.

Con i Cavalieri di San Giovanni il legame con l’Italia non solo rimase immutato ma addirittura si intensificò con l’arrivo di maestranze e funzionari. L’arcipelago, che all’epoca contava poche migliaia di abitanti, superò nel volgere di due secoli i centomila. La maggioranza dei maltesi ha tutt’oggi un cognome di origine italiana e l’italiano era ancora idioma ufficiale nel 1935, quando l’Amministrazione coloniale ne abolì l’uso per sanzionare l’invasione fascista dell’Etiopia.

È plausibile che anche molti degli italiani arrivati a Malta in questi anni resteranno sull’isola e finiranno per integrarsi con la realtà locale, come chi li ha preceduti nel corso dei secoli. L’italiano non tornerà ad essere lingua ufficiale ma il nostro rapporto con Malta è stato e continuerà ad essere molto più profondo ed antico di quelli, pur fortissimi, che ci legano ad altri partner UE.

Malta è di tutti noi: di solito lo ignoriamo ma dovremmo invece tenerlo ben presente.

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Previous Post

Transizione energetica nel Mediterraneo: sfide e opportunità per la cooperazione italo-tedesca

Next Post

L’Eurovision in tempi di guerra

Related Posts