Negli ultimi anni, le relazioni tra le capitali europee e Washington si sono deteriorate gradualmente. L’elezione di Trump ha logorato l’Alleanza atlantica, mentre la firma italiana al memorandum of understanding sulla “Belt and Road Initiative” cinese, così come i commenti del Presidente francese Macron sulla NATO “cerebralmente morta” sono esempi lampanti di una crisi nei rapporti transatlantici.
E‘ vero che la guerra in Ucraina ha ricordato ad Europa e USA l’importanza che la loro partnership ha neldifendere le proprie democrazie ed economie di mercato: il partenariato transatlantico rimane pero‘ ostaggio di sostanziali divergenze politiche sull’economia. La Fed ha aumentato i tassi di interesse per controllare l’inflazione negli Stati Uniti, costringendo lebanche centrali europee a fare lo stesso per mantenere credibilità’ istituzionale e attrattività di mercato, senza però curarsi delle diverse radici dell’inflazione europea, legata all’aumento dei costi dell’energia Il rialzo dei tassi ha reso più costoso per i governi europei, e in particolare quelli più indebitati come l’Italia, emettere debito per finanziare le politiche di supporto a imprese e famiglie. In più, l’“America First” (ereditata da Donald Trump) da un lato e l’idea d iuna “Autonomia Strategica” Europea dall’altro stanno generando delle politiche industriali semi-protezioniste che incentivano le proprie industrie a produrre e innovare a casa per competere sui mercati globali delle nuove tecnologié (rinnovabili, tecnologie verdi, semiconduttori, materie prime, terre rare). La Commissione Europea ha annunciato una serie di misure per rispondere all’ “Inflation Reduction Act”, un ambizioso pacchetto americano di sussidi “verdi”. Queste misure comprendono un “Net-Zero Industry Act” per investire in tecnologie verdi europee, l’assegnazione di fondi a un nuovo “Fondo di Sovranità Europea” per sostenere l’innovazione e le industrie domestiche chiave come la difesa e i semiconduttori, e una rivisitazione delle norme sugli aiuti di stato per permettere temporaneamente ai paesi dell’UE di scoraggiare la delocalizzazione di produzioni strategiche.
La strada da percorrere
La partnership transaltantica sembra tornata vitale e vibrante, soprattutto grazie al momentum politico generato dalla NATO. Questo crea un circolo virtuoso che si può sfruttare per sviluppare un modello di cooperazione strategica per affrontare le complesse sfide internazionali che vanno oltre alla dimensione militare.
La variabile piu’ importante e’ la durata della guerra in Ucraina. Anche se il fronte occidentale non ha dato significanti segnali di rottura del suo supporto a Kiev, ci sono stati deglidi tensione tra alleati quando i Repubblicani statunitensi si sono lamentati del timido supporto militare degli Europei in confronto allo sforzo di Washingtonn. C’e’ il rischio che questa retorica venga esacerbata nel periodo che precede l’elezioni presidenziali americane del 2024. E’ dunque importante che l’UE promuova un dialogo costruttivo che non misuri l’impegno per l’Ucraina solo in armi e veicoli, ma che tenga conto dei costi politici, economici ed energetici asimmetrici della guerra per l’UE.
Se il conflitto in Ucraina si protrarrà ancora a lungo, le tensioni geopolitiche continueranno a crescere. Bruxelles sarà sempre più frustrata della riluttanza della Cina ad abbandonare la sua partnership strategica con la Russia, e sarà sempre più difficile resistere alle pressioni americane per tagliare le relazioni con Pechino. L’UE e gli USA dovrebbero migliorare il dialogo sulle proprie dipendenze strategiche e accettare le diverse velocità’ di disaccoppiamento economico dalla Cina. Il prossimo summit UE-Cina sara’ un’opportunita’ – insieme alle prossime visite di leaders europei e americani a Pechino – per mostrare un nuovo approccio transatlantico nei confronti della Cina che tenga conto delle ambizioni ed interessi di entrambi gli USA e dell’UE.
Il “Trade and Technology Council” (TTC) e’ un esempio virtuoso di dialogo transatlantico in settori strategici come l’AI, il 6G e le tecnologie verdi. Il TTC dovrebbe essere sfruttato per rafforzare il coordinamento transatlantico su questioni di politiche monetarie e industriali ed evitare il fuoco amico di misure protezionistiche indirizzate ad altri rivali geostrategici. Inoltre, il TTC dovrebbe diventare un forum multilaterale di promozione di standards tecnologici, di qualità e sostenibilità’ “occidentale” in mercati alleati come Giappone, Corea del Sud e l’Australia per limitare la concorrenza sleale di attori economici che non adoperano gli stessi standard.
In conclusione, l’alleanza transatlantica dovrebbe impegnarsi per sottrarre dall’influenza cinese e russa i paesi emergenti. Per questa ragione, l’UE dovrebbe concludere i vari accordi commerciali in sospeso con India, Indonesia, MERCOSUR e vari Paesi africani, con gli USA per aumentare le iniziative di sviluppo sostenibile con il duplice obiettivo di contrastare l’influenza cinese, e assicurarsi l’approvvigionamento di materie critiche e fonti energetiche. IRoma dovrebbe muoversi strategicamente nei Balcani e nel Mediterraneo, costruendo sui risultati del recente summit “L’Italia e i Balcani Occidentali” in cui e’ stato lanciato un piano da €30 miliardi di investimenti in progetti infrastrutturali nella regione. E’ anche tramite queste iniziative in Paesi terzi che l’Italia, l’UE e gli US, possono lavorare insieme per difendere le proprie democrazie e mercati in un’era di intensa competizione geostrategica.
Questo testo è fra i cinque premiati con una borsa di studio per partecipare alla Winter School di Politica Estera e Europea 2023, orgabizzata da Mondodem e dalla Friedrich-Ebert-Stiftung Italien. Gli altri pezzi sono disponibli qui.