L’Italia fra crisi energetica e climatica

Uno dei principali dibattiti e confronti dell’età contemporanea verte attorno al tema del cambiamento climatico, uno dei problemi e sfide più importanti del nostro tempo. Si tratta di un fenomeno complesso e multidisciplinare che sta avendo un impatto significativo sull’ambiente, sulla società e sull’economia globale. Il clima terrestre non è mai stato stabile ed evolve regolarmente e naturalmente da migliaia di anni. Le variazioni prodotte sono quasi impercettibili sulla scala temporale umana ma rimangono uniche per rapidità e intensità. Le principali responsabilità sono, ad oggi, assegnate prevalentemente ad attività umane come la combustione di combustibili fossili, la deforestazione e l’agricoltura intensiva, correlate all’aumento delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera, tra cui l’anidride carbonica, che causano un aumento delle temperature globali e cambiamenti nei pattern del clima. Quest’ultimi hanno causato un aumento del 40% nell’atmosfera dalla rivoluzione industriale, portando con sé un aumento delle temperature medie globali di circa un grado Celsius negli ultimi 130 anni. I cambiamenti climatici hanno un impatto significativo sull’ecosistema, causando la perdita di biodiversità, lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento del livello del mare. Gli ecosistemi marini e costieri sono particolarmente vulnerabili, con l’acidificazione degli oceani e la perdita di habitat. Inoltre, causano anche una maggiore frequenza e intensità di eventi meteorologici estremi, come inondazioni, siccità e uragani, che causano danni significativi alle comunità e all’economia e comportare morti e lesioni. Essi hanno anche un impatto significativo sulla vita umana, con rischi per la salute e la sicurezza. L’aumento delle temperature può causare malattie respiratorie e cardiache. Inoltre, potrebbero diventare la prima causa di migrazioni nel mondo. Si stimano circa, nel 2050, 86 milioni di migranti dall’Africa, 40 milioni dal Sud Asiatico e 17 milioni dall’America Latina.

La crisi energetica internazionale è strettamente legata alla questione del cambiamento climatico, poiché la maggior parte dell’energia utilizzata a livello globale proviene da fonti non rinnovabili, come il petrolio, il gas e il carbone, che sono anche le principali fonti di emissioni di gas serra.

La crisi energetica e il cambiamento climatico sono questioni globali che richiedono un’azione coordinata a livello internazionale per essere affrontate efficacemente. L’Italia, come altri paesi, pur essendo un paese con un alto tasso di sviluppo tecnologico e industriale, si trova ad affrontare sfide significative per ciò che riguarda il cambiamento climatico e la crisi energetica. Il nostro paese dipende ancora in gran parte dalle importazioni di combustibili fossili per coprire i propri fabbisogni energetici e dall’alto costo dell’energia, e questo rappresenta una grande sfida per la sicurezza energetica del nostro paese che sta varando azioni per affrontare le sfide, attraverso politiche e programmi per ridurre le emissioni di gas serra e aumentare la produzione di energia rinnovabile. L’Italia, inoltre, ha una posizione ambivalente rispetto al cambiamento climatico e alla crisi energetica internazionale: da un lato, è un membro attivo dell’Unione Europea e ha aderito alle politiche dell’UE per ridurre le emissioni di gas serra e promuovere fonti di energia rinnovabile, dall’altro lato, è ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili, soprattutto dal gas naturale, che rappresentano una grande percentuale della sua generazione e produzione di energia, e lottando per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni stabiliti dall’UE. Inoltre, la crisi economica degli ultimi anni ha causato una riduzione degli investimenti in fonti rinnovabili e l’Italia ha avuto difficoltà a diversificare la sua base energetica: tra i vari ambiziosi provvedimenti, ha ratificato il Protocollo di Kyoto nel 2002, impegnandosi a ridurre le proprie emissioni di gas serra e nel 2020 il governo italiano ha presentato il proprio piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra al 2030. Il PNIEC prevede una riduzione delle emissioni del 37% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, con un obiettivo intermedio del 25% entro il 2025, mirando oltretutto a raggiungere il 50% di fonti rinnovabili nella sua produzione di energia elettrica entro il 2030 e a ridurre la domanda di energia primaria del 30% entro il 2030. Gli stessi accordi di Parigi, siglati nel 2015, hanno l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a meno di 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali e di cercare di limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi: essi rappresentano un passo importante nella lotta contro il cambiamento climatico e il nostro Paese ha il dovere di continuare a impegnarsi per raggiungere gli obiettivi fissati.

Nonostante ciò, l’Italia presenta una percentuale di fonti rinnovabili piuttosto bassa rispetto ad altri paesi dell’Unione Europea. Permangono anche preoccupazioni per la mancanza di sufficienti investimenti in infrastrutture sostenibili e tecnologie pulite e su cui risulta importante che il governo rivolga politiche efficaci per raggiungere gli obiettivi a lungo termine.

Inoltre, l’Italia ha anche interessi economici legati ai combustibili fossili e all’energia nucleare che potrebbero ostacolare la transizione verso fonti di energia pulita. Per esempio, il nostro Paese è un importante esportatore di combustibili fossili e ha una consistente industria del carbone. Possiede anche centrali nucleari, seppure non piu‘ in funzione, e sta valutando l’opzione di costruirne di nuove.

In generale, anche se l’Italia sta facendo progressi significativi per affrontare la crisi energetica internazionale e il cambiamento climatico, c’è ancora molto da fare. È importante che si continui a investire in fonti rinnovabili e in tecnologie pulite, e che si promuovano politiche che incoraggino un uso più efficiente dell’energia: sarà essenziale che l’Italia lavori a livello internazionale cercando di promuovere un’azione globale per affrontare il cambiamento climatico, riuscendo a trovare un equilibrio tra gli interessi nazionali e globali, collaborando anche con gli altri Paesi protagonisti.

E’ importante che il governo lavori con le parti interessate, come le imprese, le organizzazioni della società civile e i cittadini, per sviluppare e adottare soluzioni efficaci e sostenibili che mirino a un più prospero futuro.

Questo testo è fra i cinque premiati con una borsa di studio per partecipare alla Winter School di Politica Estera e Europea 2023, orgabizzata da Mondodem e dalla Friedrich-Ebert-Stiftung Italien. Gli altri pezzi sono disponibli qui.

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