L’affacciarsi dell’estrema destra, la crisi economica, l’invito a entrare nei Brics, l’allarme insicurezza. A poche settimane dalle elezioni di ottobre, per l’Argentina il futuro si tinge di incertezza.
I risultati del “Paso” del 13 agosto, una sorta di primaria a cui devono partecipare tutti i partiti per determinare le candidature alle elezioni, hanno consegnato uno scenario politico che vede in testa ai tre contendenti che si sfideranno alle presidenziali il candidato dell’estrema destra de La Libertad Avanza Javier Milei, da molti accostato per stile e idee a Trump e Bolsonaro. Seconda è arrivata l’ex ministro della sicurezza della coalizione di centro destra Juntos per El cambio Patricia Bullrich e terzo il ministro dell’economia Sergio Massa, esponente del peronismo. Saranno loro a giocarsi la Casa Rosada tra alcune settimane, dopo delle elezioni primarie mai cosi poco partecipate. Milei, candidato di estrema destra ultraliberista, ha accolto la vittoria in pieno stile populista: ha annunciato che – se dovesse diventare presidente – metterà fine alla casta rappresentata dai partiti tradizionali. L’allusione è al partito della dinastia Kirchner rappresentato dalla coalizione Union por la Patria e al centrodestra dell’ex presidente Macri.
Il successo di Milei alle primarie ha inevitabilmente destabilizzato e creato scompiglio in vista delle elezioni nei due principali schieramenti: i peronisti di governo e l’opposizione di centrodestra. L’aria più pesante si respira dalle parti di Union por la Patria. La coalizione peronista vede come candidato l’attuale ministro per l’economia Massa, ben visto dal Fondo monetario internazionale (Fmi) che appare come il vero sconfitto delle primarie. Per i peronisti eredi della dinastia politica Kirchner si tratta del peggior risultato della storia.
Ma l’Argentina deve davvero temere l’onda nera della destra nel paese in cui è nato il populismo? É difficile fare previsioni. Le elezioni sono altra cosa rispetto al Paso, peseranno i voti degli argentini che si sono astenuti alle primarie e le decisioni economiche che prenderà Massa, ministro dell’economia e candidato peronista.
Milei d’altra parte è sconosciuto, non ha appoggi politici ed economici, non ha partiti strutturati alle spalle e lobby dalla sua parte. Tuttavia con messaggi di estrema destra è riuscito a sfruttare il senso di sofferenza e la frustrazione che una parte del paese oppressa dalla crisi economica, aggravata dalla pandemia e successivamente dalla siccità che ha colpito il settore agricolo.
Nel suo programma di governo c’è poi spazio per la privatizzazione dei servizi pubblici, la cancellazione della Banca centrale, un taglio agli impiegati pubblici e la dollarizzazione della moneta. L’irruzione sulla scena politica argentina di Milei, un leader populista nella terra in cui ha avuto origine il populismo, ha provocato un vero e proprio tsunami nel paese, 40 anni dopo la fine della Dittatura e il ritorno della democrazia.
Dal 2001, dopo la gravissima crisi economica, hanno sempre governato i partiti usciti sconfitti dal candidato ultraliberista. Saranno, a prescindere da chi si insedierà alla Casa Rosada, elezioni che chiudono un ciclo per Buenos Aires e per il peronismo, anima politica del paese. Con esse cala definitivamente il sipario sul kirchnerismo che ha guidato l’Argentina per quasi due decenni con l’esclusione della legislatura di Macri, prima con Nestor Kircnher e poi Cristina Kirchner con i suoi due mandati, e infine l’attuale presidente Fernandez.
In questi anni il peronismo dei Kircnher, con le due politiche progressiste di isiprazione socialista, ha portato ad abbattere povertà e analfabetismo. Questi risultati sono stati però superati dalla nuova crisi economica che ha investito il Paese, perennemente dipendente dal Fmi e nuovamente a un passo dal default. In Argentina l’inflazione raggiunge il 115% e la povertà si attesta sul 43%. Gli effetti della svalutazione della moneta riduce il potere d’acquisto e getta sempre più argentini nella fame e nella povertà. Il Paese ha registrato la peggiore siccità degli ultimi 60 anni, con gravi ripercussioni sulle esportazioni di soia e mais.
È probabilmente per questo che Massa, ministro dell’economia e candidato peronista, ha scontato la sua posizione come membro del governo. Non a caso, all’indomani delle primarie Massa ha annunciato una serie di misure nell’ambito di un Programma di rafforzamento dell’attività economica e del reddito. Assieme all’economia, L’altro tema per la campagna elettorale che già scalda le piazze e divide i candidati è la proposta arrivata a Buenos Aires di entrare nei Brics a partire dal 1° gennaio 2024 insieme a Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Etiopia e Iran.
Il presidente in carica Fernandez ha accolto positivamente la proposta di ingresso nei Brics (sponsor di Buenos Aires è stato il presidente Lula), a differenza dell’opposizione di centrodestra, Massa incluso, che ha già annunciato la sua contrarietà. Ma sarà il futuro inquilino della Casa Rosada a prendere una decisione.