A mezzogiorno di domenica 10 dicembre, Javier Milei, 53 anni, è diventato ufficialmente il dodicesimo presidente dell’Argentina dal ritorno della democrazia quarant’anni fa. Nel suo discorso di insediamento ha annunciato che la situazione economica del Paese sarebbe “peggiorata” nel breve termine e ha promesso una terapia “shock” a cui non c’è alternativa, promettendo però di “prendere tutte le decisioni necessarie per risolvere il problema causato da cent’anni di sprechi da parte della classe politica”. Davanti a lui migliaia di sostenitori, con bandiere argentine e maglie della nazionale, hanno applaudito gridando “Libertad, Libertad” e “Motosierra!” (motosega), in riferimento allo strumento che ha brandito durante la campagna elettorale per simboleggiare i tagli in arrivo.
Il neopresidente ha dichiarato che convocherà una sessione straordinaria del parlamento nei prossimi giorni per presentare un primo pacchetto di leggi: ha parlato di “un nuovo contratto sociale” basato sui principi del liberismo e che prevede “un Paese in cui lo Stato non diriga le nostre vite ma che protegga i nostri diritti” e le cui istituzioni fondamentali sono “la proprietà privata, il libero mercato, la libera competenza, la divisione del lavoro e la cooperazione sociale”.
Se il dibattito elettorale, con la conseguente scelta degli elettori, ha avuto il suo fulcro nel campo economico su cui molto è stato detto e molto è stato commentato anche in Italia, è nella politica estera che Javier Milei può essere ancor di più un punto interrogativo, ma da cui, però, possiamo trarre le prime osservazioni.
La nuova Ministra degli Esteri è Diana Mondino ha annunciato uno schema diplomatico di “relazioni pragmatiche deideologizzate“, le quali segnano un radicale cambio di passo rispetto all’amministrazione Fernández, rinunciando agli stretti legami con la Patria Grande latinoamericana in favore a stretti rapporti con Stati Uniti, Israele e Unione Europea.
Non verrà escluso un rapporto economico con la Cina, ma sicuramente molto ridimensionato.
Le elezioni del 19 novembre porteranno ad un necessario riassetto delle dinamiche politiche regionali, soprattutto nei rapporti col Brasile che aveva avviato un’audace iniziativa diplomatica e commerciale con l’Argentina attraverso il Piano d’Azione per il Rilancio delle Relazioni Strategiche.
La collaborazione si era concentrata su diversi settori, incluso un fronte comune nelle organizzazioni internazionali come il rafforzamento del Mercosur e il futuro ingresso dell’Argentina nei BRICS allargati, previsto per il 1° gennaio 2024.
In qualità di partner privilegiati, Brasile e Argentina stavano considerando l’idea di una moneta comune per le transazioni commerciali e accordi energetici, come il finanziamento di un tratto del gasdotto Vaca Muerta da parte della Banca brasiliana di sviluppo economico e sociale (BNDES) fino alla frontiera. Inoltre, la possibilità per l’Argentina di ottenere finanziamenti dalla Nuova Banca di Sviluppo (NDB) dei BRICS, presieduta dalla brasiliana Dilma Rousseff, rappresenta uno dei vantaggi che l’economia argentina sperava di sfruttare per affrontare la crisi economica. Tuttavia, gli obiettivi dei due governi sembrano non avere futuro sia per le dichiarazioni di Milei che dalle parole della neoministra Mondino, che ha escluso un ingresso dell’Argentina nei BRICS.
Nel frattempo, figure come Donald Trump, Nayib Bukele, Jair Bolsonaro e persino Santiago Abascal in Spagna si sono congratulati entusiasticamente con il vincitore, che è diventato un punto di riferimento per il ritorno dell’estrema destra nel continente americano.
Ma il nuovo inquilino della Casa Rosada ambisce a coltivare rapporti positivi con partner globali. Il rapporto con la Spagna assume un ruolo cruciale per l’accordo Unione Europea-Mercosur, che il nuovo governo desidera concludere al più presto, in contrasto con la posizione di rifiuto di Alberto Fernández. Con Israele, il presidente Milei manterrà uno stretto rapporto, come dimostrato dal recente incontro con il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen: si ipotizza persino la possibilità di spostare l’ambasciata argentina da Tel Aviv a Gerusalemme. Un nuovo partner di rilievo per l’Argentina è il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskyj, presente a Buenos Aires, con il quale Milei avrà un incontro per manifestare il sostegno all’Ucraina e alla NATO.
E l’Italia? La Presidente del Consiglio, visto anche il supporto di alleati comuni internazionali, saluta con “vicinanza valoriale” l’elezione di Javier Milei, ricordando che la comunità italiana in Argentina è quella più numerosa. Anche la comunità argentina italiana si è fatta sentire, organizzando la prima mobilitazione contro Milei in Piazza del Popolo a Roma, esprimendo dubbi sulla figura di Javier Milei che in campagna elettorale aveva negato la drammatica vicenda dei desaparecidos argentini sotto la dittatura di Videla.
L’Argentina è, per certi aspetti, un Paese europeo in un continente extra-europeo: i forti legami con la Spagna e con l’Italia devono essere tenuti in considerazione in questa nuova fase politica, per avere uno scambio ideale che si deve protrarre al di fuori dell’appuntamento elettorale delle europee. Per i partiti progressisti sarà importante entrare nel merito, conoscere e comprendere quello che le politiche economiche passate non sono riuscite e tenere alta l’attenzione sulla protezione dei diritti umani, in un Paese che, pur di risollevarsi economicamente, può far cadere nell’oblio la memoria di 30.000 persone scomparse per motivi politici e che è patria di “Ni una menos”, una fortissima mobilitazione sia in nome del diritto all’aborto sicuro e gratuito sia nel chiedere migliori condizioni sociali.