Salute e clima: ripartire insieme per un Pianeta sostenibile

La tragedia umana del COVID-19 e lo shock previsto per l’economia globale non sono purtroppo scenari del tutto inattesi. Da molti anni esperti di ecologia, biodiversità, clima e salute ambientale mettono in guardia sugli alti rischi di esplosione di nuove epidemie causate dallo sviluppo economico moderno. E infatti la ricerca empirica suggerisce che i focolai di malattie animali e altre malattie infettive come l’Ebola, la Sars, l’influenza aviaria e ora il Covid-19 sono in aumento. Da qualche anno è inoltre emersa una nuova disciplina – la salute planetaria – che si concentra sulle connessioni sempre più visibili tra il benessere dell’uomo quello di altri esseri viventi e quello di interi ecosistemi.

Proprio nel 2017 il Governo di Paolo Gentiloni mise per la prima volta il tema della salute planetaria al centro del programma Salute del G7 sotto la Presidenza italiana (il cui incontro ministeriale si tenne proprio a Milano). Il comunicato finale dei Ministri della Salute del G7 riconobbe chiaramente che “i fattori climatici ed ambientali possono aggravare i rischi per la salute esistenti e creare nuove minacce”. In quella occasione furono anche definite per la prima volta le linee guida per una strategia globale di azione per la riduzione di questi rischi.

I fattori ambientali e climatici dietro le emergenze sanitarie

È evidente come fenomeni di rapida urbanizzazione e crescita della popolazione, distruzione degli ecosistemi (terrestri e marini), continuo sfruttamento dei combustibili fossili e il riscaldamento globale stanno avendo un impatto senza precedenti sulla biodiversità e il clima del Pianeta, con profonde ripercussioni sanitarie ed economiche per tutti. Anche se è ancora presto per parlare di un nesso causale tra il Covid-19 e i fattori ambientali, è chiaro che l’erosione dei fattori ambientali e climatici alla base dell’esistenza umana e della co-esistenza (e interdipendenza) con altre specie ed ecosistemi presenterà sempre di più il conto salato dei rischi e dei costi nascosti dell’attuale sviluppo insostenibile.

Inoltre, per un virus come il Covid-19 che attacca in modo molto aggressivo le vie respiratorie, non aiutano certamente gli altissimi livelli di inquinamento dell’aria soprattutto nella Pianura padana che insieme alla Polonia meridionale è la regione più inquinata d’Europa. Di conseguenza l’Italia risulta essere il paese europeo che registra il numero più alto di morti premature da inquinamento atmosferico: sono stati oltre 70 mila nel 2016. È plausibile quindi, come dichiarato da vari esperti di salute, che le popolazioni che risiedono in queste regioni e che presentano già di base maggiori fragilità e patologie del sistema respiratorio e dell’apparato cardiocircolatorio dovute agli alti livelli di smog siano maggiormente esposte ai rischi del Covid-19. Ricercatori italiani hanno inoltre avanzato l’ipotesi che lo smog possa fare da vettore di trasporto e diffusione del virus, aiutandolo a rimanere più a lungo nell’aria e offrendo “un’autostrada” per i contagi. Ma il nesso causale rimane ancora da verificare.

Cooperazione e solidarietà internazionale come unica difesa

La salute, il clima e la biodiversità rappresentano dunque pilastri fondamentali a sostegno della vita umana e alla base della stabilità sociale ed economica delle nazioni. Non conoscono confini nazionali e pertanto devono essere considerati beni comuni globali, soprattutto in un mondo mai così interconnesso e dunque interdipendente come oggi. L’unica strada sicura per contrastare efficacemente le minacce alla salute individuale da virus e cambiamento climatico sono la cooperazione e la solidarietà internazionale – attraverso un governo globale di regole multilaterali come il modello dell’Accordo di Parigi sul clima adottato nel 2015 – insieme alla costruzione di un nuovo sistema economico che rispetti i limiti planetari e costruisca la resilienza necessaria per resistere ed affrontare al meglio le emergenze.

L’economia globale è ancora primariamente legata alla combustione di idrocarburi, prima causa del riscaldamento globale e dell’inquinamento atmosferico e tra le cause maggiori di perdita di biodiversità. Sappiamo da tempo di vivere in una condizione insostenibile. Ciononostante, non siamo ancora riusciti a realizzare quel cambiamento radicale necessario alla sopravvivenza, con grande allarme della comunità scientifica. Paradossalmente, una volta stabilizzata l’emergenza, lo shock sociale ed economico del Covid-19 rappresenta un’opportunità forse unica per accelerare la costruzione della una nuova economia sostenibile nel momento del rilancio economico.

In un certo senso abbiamo già tutti i vaccini necessari per affrontare l’emergenza climatica: le tecnologie a zero emissioni sono per buona parte già mature e la risposta finanziaria immediata dei Governi e Banche centrali al Covid-19 ha dimostrato che l’immissione di ingenti capitali e il ripensamento delle politiche fiscale è una questione primariamente di volontà politica. Il ruolo dei Governi ne uscirà rafforzato ma con esso anche la responsabilità di focalizzare, attraverso precise condizionalità, i nuovi capitali per la ripresa economica su progetti in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile, come il Green Deal europeo e il Green New Deal italiano.

Una ripresa economica incentrata sulla sostenibilità ambientale aiuterà le famiglie ad accedere a opzioni energetiche più pulite, vivere in case più efficienti e muoversi in modo più pulito, risparmiando sulle bollette e respirando aria pulita (l’esposizione all’inquinamento atmosferico causa ogni anno 7 milioni di morti in tutto il mondo e oltre 5 mila miliardi di dollari in perdite di benessere). Occorrerà inoltre investire nella resilienza cioè nella cura del territorio e nell’adattamento agli impatti climatici, l’unica strategia per evitare il riproporsi di esperienze drammatiche come quella del Covid-19. Ma anche per evitare migrazioni globali di massa e conflitti per il cibo e l’acqua. L’intero processo decisionale economico (globale, europeo e nazionale) deve perciò mettere la decarbonizzazione, la conservazione della biodiversità e la resilienza al cuore della sua missione. Proprio come nel dopoguerra abbiamo bisogno oggi di un nuovo consenso multilaterale a livello globale e di un nuovo contratto sociale a livello nazionale fondati su regole condivise che diano nuova spinta alla cooperazione e alla solidarietà con al centro in questo secolo lo sviluppo sostenibile.

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