Cina e Stati Uniti: quale ruolo per l’Italia tra due giganti in competizione?

L’ondata di Covid-19 non ha risparmiato nessuno Stato dal punto vista sanitario, economico, sociale, ma anche e soprattutto dai riflettori politici: con inedita forza vediamo avanzare il disimpegno americano, così come vediamo la Cina anticipare alcune delle sue mosse attraverso quella che viene definita “la Via della seta sanitaria”. È in corso uno scontro tra le due superpotenze che si intensifica con il susseguirsi di contraccolpi su temi come la sicurezza nazionale, l’uguaglianza e la giustizia sociale, i diritti umani, il commercio e l’utilizzo di nuove tecnologie.

Grazie alla “Nuova via della seta” Pechino ha avviato un progetto con il quale porta avanti un impegno primariamente economico, ma con importanti implicazioni a livello politico-diplomatico, le cui dimensioni sono senza precedenti nella storia moderna. In questo contesto potrebbe rivelarsi opportuno comprendere e presentare, al di là dei benefici a breve termine, quale ruolo potrebbe ritagliarsi l’Italia sullo scacchiere geopolitico.

L’Italia, sul piano diplomatico, fatica a delineare una visione d’insieme ed una strategia coerente. La posizione di alleato storico degli Stati Uniti, unita all’interesse di stringere comunque relazioni strategiche funzionali con la Repubblica Popolare Cinese, rendono difficile assumere una postura correttamente calibrata. Tuttavia, e sebbene sia altamente improbabile qualsiasi possibilità di acquisire una posizione inter pares, non sarebbe irrealistico immaginare una nuova risolutezza diplomatica italiana, affiancata da obiettivi economici, ma non economicistici [1]. Apparendo inevitabile una presa di posizione nel lungo periodo, l’Italia dovrebbe anticipare la mobilitazione del corpo diplomatico, delle organizzazioni responsabili della mediazione culturale, e avviare una consultazione tra i partiti di maggioranza e l’opposizione, per concepire e realizzare una strategia meno ambigua e più compatta dell’attuale.

Considerata la posizione di relativa debolezza dell’Italia, il punto di partenza dovrebbe essere quello di evitare di porsi in situazioni di impasse e di subire ritorsioni, a livello diplomatico che a livello economico. A tale scopo, per inciso, appare utile sviluppare ulteriormente la normativa che regolamenta i poteri di intervento del Governo sulle acquisizioni di assetti strategici italiani (c.d. Golden Power) in settori quali l’energia, i trasporti, le comunicazioni, le banche, gli istituti finanziari e, dal 2019 [2], le modalità di intervento statale per il monitoraggio dei contratti di fornitura di tecnologia 5G. Il sistema Italia potrà in futuro trarre beneficio dal continuo miglioramento di un modello di gestione virtuoso ed equilibrato che protegga gli asset nazionali, ma che al tempo stesso non comprometta la presenza di investimenti stranieri. È ipotizzabile una crescente e ambiziosa estensione del raggio d’azione della suddetta normativa, accompagnata però  da una contestuale maturazione dell’intero sistema che garantisca una applicazione efficace, rapida ed equilibrata della normativa. In particolar modo il maggior coinvolgimento di esperti dei settori specifici potrebbe garantire maggiore resilienza e capacità di mitigare i rischi riscontrabili nello scambio di informazioni e nella collaborazione sulla ricerca scientifica.

Altro elemento, tra virgolette, “metodologico” di non poca rilevanza è la necessità di impostare i rapporti sulla base del rispetto reciproco e di un sano realismo, evitando quindi strappi e decisioni unilaterali che rischino di guadagnare punti da un lato vanificando, dall’altro, tutti gli sforzi compiuti fino a quel momento. Di fatto l’Italia può avvalersi di entrambi i partner per soddisfare i propri interessi, a patto di non accettare accordi che potrebbero compromettere la reciprocità delle relazioni con entrambi o gettare incertezza sulla sicurezza nazionale e sulla stabilità della politica interna, di tutte le parti. Per quanto riguarda la sicurezza va detto che, se un dialogo è sempre auspicabile, vi sono questioni relative alla sicurezza interna di USA e Cina, nelle quali l’Italia da sola non può intervenire – diverso sarebbe il caso, ovviamente, di una linea europea che sarebbe auspicabile Roma concorra a definire con ruolo da protagonista.

In ogni caso su diversi temi è possibile e costruttivo avviare nuovi progetti di collaborazione congiunta per favorire un dibattito sulle condizioni del clima, per tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini, sensibilizzare in materia di privacy e trasparenza, o ancora moderare collaborazioni in ambito tecnico-scientifico.

Se concepita con questa accezione, una mediazione, coadiuvata dagli scambi diplomatici, appare oltremodo efficace, ma a condizione che ci sia coerenza e continuità nel perseguirla. Finché il dibattito politico vedrà frizioni interne tra partiti, la politica estera subirà l’influenza dell’una o dell’altra parte. È opportuno che la classe politica nel suo insieme dedichi tempo, energie e risorse disponibili affinché l’Italia non assuma una postura volubile di fronte alla Cina come agli Stati Uniti.


[1] https://www.limesonline.com/cartaceo/la-temporanea-illusione-delleconomicismo

[2] Art. 1-bis introdotto nel decreto-legge n. 21 del 2012 con il decreto-legge n. 22 del 25 marzo 2019 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 41 del 20 maggio 2019). http://www.governo.it/it/dipartimenti/dip-il-coordinamento-amministrativo/dica-att-goldenpower/9296

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