Di Giovanni Faleg*
Il populismo, come osserva Eugenio Dacrema nella sua analisi “Populismo: Definizione, Origini e Sviluppo”, si sta imponendo con forza nelle democrazie occidentali, influendo su decisioni storiche quali l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea o la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane del 2016. Anche il trionfo del NO al referendum costituzionale in Italia e’ legato a un generale rafforzamento dei movimenti populisti, sebbene con caratteristiche specifiche del nostro sistema politico.
Di fronte all’affermarsi di questo fenomeno, i grandi partiti democratici in Europa mostrano segni di sofferenza. In particolare, le forme partito tradizionali non sembrano piu’ in grado di dare risposte soddisfacenti per rimediare ai fattori scatenanti del populismo, e di conseguenza appaiono particolarmente vulnerabili a effetti quali il disincanto democratico, deficit di rappresentanza, disimpegno dei cittadini dalle responsabilità civiche, risentimento e frustrazione nei confronti delle élites, opposizione alle soluzioni offerte dalle istituzioni e dagli esperti, rabbia nei confronti della diversità’.
In Italia, come altrove, il Partito Democratico ha incontrato crescenti difficoltà nel costruire un rapporto di fiducia con i cittadini, nel capire le esigenze di quelle persone che i politologi definiscono “dimenticate”, quelle stesse persone che cadono facilmente preda della retorica populista. L’incapacità di arginare la deriva populista, specialmente in alcune aree del paese, rende la democrazia fragile, incerta ed esposta a vari tipi di minacce. Tali minacce mettono a rischio non solo l’interesse nazionale, ma anche gli interessi dei singoli cittadini.
La task force anti-populismo e’ un’iniziativa lanciata dal Circolo PD di Washington. Questa iniziativa, che ad oggi riunisce numerosi circoli italiani, europei e americani, ha come duplice obiettivo di elaborare nuove strategie per contrastare il populismo, evitando il formarsi di sue “roccaforti” sul territorio; e di rafforzare il PD riportandolo a più stretto contatto con la gente nei luoghi in cui legame si è allentato, facendo leva sul grande potenziale dei circoli.
Per raggiungere tali obiettivi, riteniamo fondamentali tre pilastri: 1) la digitalizzazione dell’azione politica, ad esempio costruendo forum online per la co-elaborazione di proposte politiche e la discussione dell’agenda del partito, oppure utilizzando in modo strategico i social media per combattere la “post-verità”; 2) nuove forme di coinvolgimento e partecipazione sul territorio, ad esempio attraverso la creazione di comunità di quartiere per discutere nel dettaglio i servizi richiesti dai cittadini, garantendo un rapporto stretto e di fiducia con la popolazione, ascoltanto e, ove possibile, trovando soluzioni ai loro problemi; 3) la diffusione del principio dell’opengov (amministrazione aperta), volto a rendere trasparenti e partecipati processi decisionali, alla portata di tutti.
La task force elaborerà dieci proposte concrete e attuabili per migliorare la capacita’ del PD di agire sul territorio, dal punto di vista del metodo, delle procedure e della comunicazione. Vorremmo un PD che si trasformi in un grande movimento democratico, coinvolgendo gli elettori, ricostruendo un rapporto di fiducia tra i cittadini e i loro rappresentanti in parlamento, nella segreteria del partito, nei circoli. Le proposte verranno inserite in un rapporto e presentate entro gennaio 2017.
Se le forze populiste dovessero vincere, non possiamo permetterci di guardarci indietro fra vent’anni e chiederci se abbiamo fatto il possibile per combatterle. E’ questa la missione più nobile e giusta per il Partito Democratico in un momento storico complesso, una missione alla quale un grande partito non si può sottrarre.