Il Comitato europeo delle regioni (CdR) è un’istituzione poco conosciuta ai più, che svolge un ruolo fondamentale all’interno dell’equilibrio istituzionale europeo e che potrebbe diventare essenziale nella riuscita del Green Deal europeo, l’ambizioso progetto promosso dalla Commissione per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 in Europa, e assistere i governi locali e regionali italiani nel dare il loro contributo all’attuazione del Recovery Fund.
Il CdR è nato all’interno del trattato di Maastricht e funge da intermediario tra istituzioni europee, come Commissione, Consiglio e Parlamento, e le regioni. Si occupa di “avvicinare l’Unione europea ai cittadini” a partire dai legami tra autorità locali, regionali ed istituzioni europee per far sì che l’Unione rispecchi una governance multilivello. Soprattutto per quanto riguarda le trasformazioni in atto, da quella digitale a quella ambientale, il CdR potrà dare il suo contributo. Il Comitato rappresenta un’arena dove figure elette di città e regioni possono esprimere la propria opinione sulle normative europee che riguardano le entità governative al di sotto degli stati, il che coinvolge quasi il 70% della legislazione europea. Tuttavia, poiché, questa opinione non risulta vincolante, il CdR difficilmente riesce ad ostacolare le decisioni prese da Commissione, Consiglio e Parlamento europei.
In ogni caso però, questa istituzione rappresenta un organo essenziale all’interno della governance multilivello europea, nonché l’entità all’interno della quale viene discussa l’applicazione del principio di sussidiarietà (art. 10, par. 3, TUE). Con la creazione del CdR le regioni non sono diventate solo più consapevoli della loro influenza in Europa, ma sono pure state incluse direttamente all’interno del processo di potenziamento delle istituzioni e decisionale europeo. Tramite la presenza di uffici regionali a Bruxelles, la formazione di network cittadini e le attività di lobbying, le regioni sono quindi riuscite a fare sentire la propria voce ed acquisire un ruolo all’interno dell’Unione promuovendo una governance “soft”.
Nell’ultima plenaria del CdR lo scorso luglio, le discussioni si sono incentrate sull’implementazione del Recovery Fund e, in particolare, sul ruolo del Comitato all’interno della ripresa verde e del Green Deal europeo. Per esempio, è stato istituito il “Green Deal Going Local”, un gruppo di lavoro all’interno del CdR che ha come finalità il posizionamento delle città e delle regioni al centro del programma per la transizione verde. Secondo quanto riferito dal CdR (2020), il gruppo di lavoro ha infatti tre obiettivi principali: fornire una visione trasversale sugli ambiti di intervento del Green Deal, rafforzare l’influenza del Comitato all’interno del programma e mediare tra le richieste delle autorità regionali e quelle sovranazionali.
La crisi sanitaria ed economica attuale e la conseguente risposta dell’Unione europea, hanno dimostrato la necessità di una collaborazione tra le unità subnazionali e quelle sovranazionali. Soprattutto per quanto riguarda la crescita sostenibile, sarà doveroso includere nella discussione gli enti locali e regionali, i quali possono attuare efficacemente il Green Deal. Se da un lato i cambiamenti climatici rappresentano un problema globale da risolvere attraverso una governance multilivello, dall’altro l’impatto del riscaldamento globale colpisce profondamente le regioni e le comunità locali coinvolte.
In un recente parere consultivo, il Comitato (2020) ha sollecitato la creazione di una procedura tramite la quale assegnare direttamente i fondi europei per la transizione ambientale in modo da favorire l’implementazione di misure in linea con gli obiettivi e le caratteristiche delle realtà regionali e cittadine. Non solo ciò permetterebbe di modellare i progetti in base all’entità, ma favorirebbe pure il consenso e la partecipazione cittadina. Sarà quindi necessario prendere in considerazione le caratteristiche territoriali, evitando di promuovere un approccio “one-size-fits-all”, cioè uguale per tutti.
Attraverso il gruppo di lavoro “Green Deal Going Local”, il Comitato si pone quindi come intento quello di individuare come adeguare il Green Deal europeo alle esigenze delle città e delle regioni. Tuttavia, per fare ciò, è necessario che il CdR collabori con le altre tre grandi istituzioni europee così da rafforzare la governance multilivello e la cooperazione tra le diverse posizioni. Allo stesso tempo, sarà inoltre essenziale che le regioni e città possano partecipare attivamente alla redazione dei piani di ripresa e per l’energia ed il clima dei governi, in modo da favorire un processo decisionale dal basso verso l’alto e, quindi, che il Comitato incoraggi questo iter. A questo proposito, il CoR, oltre a monitorare l’implementazione delle politiche proposte, ha il compito di valutare il potenziale impatto delle proposte legislative europee sul campo, cosicché i fondi vengano poi spesi in maniera coordinata dove ce n’è più bisogno.
Infine, come riportato nel Barometro europeo regionale e locale (2020) del CoR presentato in questi giorni, l’inclusione dei governi locali e regionali all’interno della discussione sul disegno del piano nazionale di ripresa potrebbe ridurre il deficit democratico presente all’interno del processo. Per quelle regioni italiane, come Veneto (2,4 miliardi di euro in finanziamenti europei per il ciclo 2014-2020) e Emilia Romagna (3,4 miliardi per lo stesso periodo), per menzionarne alcune, che più di altre sono state capaci di sfruttare le opportunità offerte dall’Europa grazie anche a una presenza attiva a Bruxelles, questa occasione è sicuramente da non perdere.
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