Capital Markets Union: prospettive per il mercato unico europeo – Appunti sul Rapporto Draghi

Questo articolo fa parte di una serie di approfondimenti tematici promossi da MondoDem sul “Rapporto Draghi” sul futuro della competitività europea. Crediamo che, per affrontare davvero le sfide delineate nel Rapporto, sia necessario declinare le sue proposte in chiave progressista, tenendo insieme innovazione, giustizia sociale e sostenibilità. Per questo abbiamo scelto di analizzare alcuni dei nodi principali emersi dal lavoro di Draghi, offrendo spunti e proposte utili al dibattito pubblico e all’elaborazione politica di chi vuole costruire un’Europa più equa, innovativa e democratica.

Una delle proposte più ambiziose del piano Draghi riguarda il tema di maggiore integrazione dei mercati finanziari europei, che era già stato oggetto di proposte ad hoc della stessa Commissione negli ultimi anni, così come da parte della Banca Centrale Europea (BCE).

Nella sua analisi, Draghi riporta come uno dei principali ostacoli per la competitività dell’Unione Europea sia riconducibile alla frammentazione del settore finanziario, poichè limita la crescita degli investimenti privati. La questione finanziaria è particolarmente rilevante sia per la trasformazione dell’economia in chiave sostenibile sia per il finanziamento di progetti europei strategici, come la difesa comune. 

Per raffrozare il mercato finanziario comune europeo e superare l’importante gap che l’Unione ha con partner commerciali come gli Stati Uniti, Draghi suggerisce proposte sia legislative che di riforma della governance. 

Quelle più interessanti sono legate alla riforma dell’Autorità dei Mercati Europea (ESMA), la quale, secondo Draghi, dovrebbe avvicinarsi quanto più possibile al modello di governance della BCE e ispirarsi alla Securities and Exchange Commission (SEC) americana, per promuovere un mercato che sia veramente unico e non strettamente legato agli interessi nazionali; inoltre, il settore finanziario dovrebbe superare l’iper-regolamentazione che ha caratterizzato il mondo bancario post crisi del 2008, a partire dalla promozione di strumenti quali la cartolarizzazione, che al momento si trova sotto un controllo particolarmente stringente da parte del regolatore.

Draghi sottolinea inoltre l’importanza di promuovere la cosiddetta Banking Union, un progetto ancora  incompiuto a causa della  mancanza di accordi tra gli Stati Membri.Una possibile soluzione potrebbe essere l’istituzione di una giurisdizione “speciale” per quelle banche che operano prevalentemente a livello transfrontaliero, riconoscendole de facto come entità transnazionali, sia in termini di supervisione che di gestione. 

Draghi immagina la Banking Union integrata in modo complementare dalla Capital Markets Union, favorendo così una maggiore  coesione nel mondo finanziario europeo e ispirandosi all’attuale modello statunitense.: Questo approccio porterebbe a un sostanziale aumento della competitività dell’Unione, e la renderebbe più attraente per gli investimenti di capitali stranieri. 

Oltre alle proposte legislative di carattere più tecnico, volte a supportare l’architettura dei mercati finanziari, Draghi delinea una visione di governance radicalmente diversa da quella attuale. Propone una nuova composizione del bilancio europeo, focalizzata sulle priorità strategiche dell’Unione, attraverso strumenti come il coinvolgimento della Banca Europea per gli Investimenti Inoltre, suggerisce l’introduzione di un asset liquido comune per finanziare progetti di investimento congiunto. 

L’ispirazione è chiaramente il modello del Next Generation EU: secondo Draghi, uno strumento di debito comune europeo è indispensabile per sostenere le priorità politiche e strategiche dell’Unione. La sua emissione contribuirebbe, inoltre, ad aumentare la  liquidità del mercato obbligazionario comune. 

La riforma della governance emerge anche nella proposta di ridurre gli oneri amministrativi per le piccole e medio-imprese, facilitandone la crescita economica.  A ciò si aggiunge la volontà di estendere il voto a maggioranza qualificata del Consiglio su un numero ampio di temi, compresi quelli i relativi ai mercati finanziari. 

In conclusione, Draghi riporta in auge una delle proposte più ambiziose degli ultimi anni: la creazione di un mercato internazionale europeo realmente integrato, capace di servire le priorità politiche e strategiche dell’Unione.  Un’idea che in passato si è arenata a causa delle resistenze fra gli Stati Membri, più inclini a proteggere i propri mercati nazionali rispetto al progetto comune europeo.

Una cosa è certa: la transizione green e digitale dell’economia, così come le sfide geopolitiche attuali, richiedono massicci investimenti finanziari ed economici che non possono basarsi esclusivamente sulle risorse pubbliche. Draghi riconosce questa esigenza e  propone un nuovo assetto per l’architettura finanziaria europea, offrendo agli Stati Membri una visione di governance che sia una vera espressione di integrazione europea.

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