Thaler, un Nobel per l’economia dell’individuo imperfetto

“Proverò a spenderli nel modo più irrazionale possibile”, questa la risposta del Nobel 2017 per l’Economia Richard Thaler (Università di Chicago) al New York Times che gli chiedeva come avrebbe utilizzato i soldi del premio assegnato ogni anno dalla Banca centrale svedese.

Thaler ha dedicato la sua carriera accademica allo studio della cosiddetta “economia comportamentale” (o behavioural economics), disciplina che – semplificando – indaga le decisioni degli agenti economici appoggiandosi sulla psicologia. I suoi contributi più importanti riguardano proprio la questione della “razionalità” di tali soggetti: non sempre facciamo le scelte più razionali o efficienti, anzi, a volte ci comportiamo in modo decisamente irrazionale, con conseguenze nefaste per il sistema economico.

Qualcuno si ricorderà infatti di Thaler per il suo cameo accanto alla pop star Selena Gomez nel film “La grande scommessa”, in cui spiega come un comportamento di fatto “non razionale” abbia contributo alla crisi finanziaria. Se le prime operazioni finanziarie, benché rischiose, hanno successo, un individuo sarà portato a continuare in quella direzione, convinto che la fortuna non lo abbandonerà. Persistendo su questa via, l’investitore finanziario amplificherà la bolla finanziaria fino a rimanerne anch’esso travolto quando questa esplode.

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Se i soggetti economici non sono razionali, si rende allora necessario predisporre una serie di misure per creare non degli incentivi, ma dei “pungoli”, o nudges come li ha definiti Thaler stesso in suo celebre libro del 2009, per orientare il comportamento di questi ultimi. Particolarmente diffusa e apprezzata nel mondo anglosassone, la teoria del nudge è stata adottata da alcuni progetti pilota della pubblica amministrazione, come per esempio il programma britannico Nest per incoraggiare i lavoratori a iscriversi a uno schema pensionistico.

L’approccio di Thaler è significativamente diversa da quella del Premio Nobel 1995 per l’Economia Robert Lucas, padre insieme a Thomas Sargent (Premio Nobel nel 2011) della teoria delle “aspettative razionali”, secondo la quale un agente economico sceglie e opera sulla base di considerazioni informate ed efficienti. Proprio Lucas nel 2007 esprimeva sulle pagine del Wall Street Journal il suo scetticismo riguardo al fatto che i mutui subprime potessero contaminare il mercato e indurre una recessione.

La visione di Lucas ci sembra ora troppo ottimista, centrata su un homo oeconomicus pressoché onnisciente. Eppure per molti anni ha modellato la teoria economica dominante, corroborando la convinzione che gli individui debbano essere lasciati liberi di agire come meglio credono, perché ciò porterà alla migliore e più efficiente configurazioni economica. Insieme ad altri filoni di ricerca, l’economia comportamentale ha mitigato e rimesso in discussione questo approccio; il Nobel a Thaler segue quelli assegnati a Daniel Kahnemann e Vernon Smith nel 2002, proprio per avere integrato la psicologia nello studio dei fenomeni economici, oppure a Robert Schiller nel 2013 per il suo lavoro sull’inefficienza dei mercati finanziari.

La scelta della Banca centrale svedese pare dunque confermare un’apertura verso un’economia meno meccanicista e più orientata al grande assente delle teorie degli ultimi decenni: l’essere umano in tutte le sue imperfezioni, che solo la politica può avvicinare a un progetto virtuoso e condiviso.

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