Come sta andando il mercato del lavoro in Europa – e perché serve un nuovo SURE

I dati sulla disoccupazione in Italia tornano ai livelli pre- pandemia. L’ Istat ha certificato che a marzo 2022 il tasso di disoccupazione è all’ 8,3%, stesso dato di febbraio 2020, con un tasso di occupazione che sale al 59,9% con 170mila occupati in più (anche se con contratti a termine) con il dato negativo della disoccupazione giovanile che sale al 24,5%.

Se ripensiamo agli scenari che venivano prospettati, con lo spettro di milioni di licenziamenti e conseguente crisi sociale, si potrebbe dire che il peggio è passato  e che il nostro mercato del lavoro ha retto durante i due anni di pandemia. Questo anche grazie  agli strumenti messi in campo dai governi durate le ondate pandemiche, come il blocco dei licenziamenti e la Cassa integrazione finanziata anche grazie a Sure, il programma della Commissione europea che -attraverso prestiti – ha aiutato l’Italia e altri 18 paesi membri a sostenere gli strumenti di sostegno al reddito.

Ma i problemi ci sono, e il mercato del lavoro di oggi è radicalmente cambiato rispetto a febbraio 2020, prima della pandemia.

Da un parte lo smart working che chiede di essere regolamentato, dall’altro l’aumento dei lavoratori che si dimettono volontariamente, il settore della ristorazione che non riesce a coprire gli organici e la crisi del turismo che lentamente prova a ripartire, con lo spettro della difficoltà che si faranno più evidenti in  altri settori a causa della guerra in Ucraina e l’aumento delle spese energetiche per le imprese.

Ma non solo. Il Pnrr richiede professionalità che il mercato non riesce a fornire, mancando il passaggio fondamentale della riqualificazione dei lavoratori verso i settori in espansione.

Problemi dell’incrocio tra domanda e offerta e riqualificazione dei lavoratori che la riforma delle politiche attive dovrebbe ridurre, assieme a Gol, Garanzia di occupabilità dei lavoratori, misura messa in campo dal Governo e prevista dal Pnrr – missione 5, Componente 1- con lo scopo di rilanciare l’occupazione e combattere la disoccupazione attraverso il reinserimento lavorativo dei lavoratori, disoccupati, cassaintegrati, giovani e donne.

Ma  l problema disoccupazione in Italia è ancora drammatico e registra i soliti divari territoriali, all’apparenza impossibili da colmare a breve termine.

Esempio plastico dell’Italia a due velocità sono i dati di Eurostat sull’occupazione delle regioni europee relativi al 2021.

Tra i primi 5 posti ci sono 4 italiane: Sicilia, Calabria, Campania e Puglia, con numeri ancora più cupi per i giovani e le donne.

Conseguenze di problemi strutturali che interessano il sud Italia, con interventi del legislatore poco efficaci nel versante delle politiche attive considerando il nostro paese nel complesso dove in media nel 2021 il tasso di occupazione è del 58,2%

Ma come stanno andando le cose nei nostri vicini europei ?

Rilevanti sono i dati che provengono dal mercato del lavoro spagnolo dopo l’approvazione della riforma da parte del governo socialista di Pedro Sanchez.

Madrid non ha risentito della crisi occupazionale dovuta alla pandemia, ma lo scorso anno il governo è intervento con una riforma per ridurre il precariato e i contratti a tempo determinato, riforma chiesta da Bruxelles per sfruttare al meglio i fondi del Next Generation Eu destinati a Madrid . I numeri degli occupati a tempo indeterminato del primo trimestre del 2022 premiano la scelta del governo: attualmente 12,8 milioni di spagnoli hanno un contratto a tempo indeterminato, con un tasso di disoccupazione che nel primo trimestre del 2022 è al 13,5%, il paese Ue con il tasso più alto.

Situazione molto diversa in Francia, dove a fine 2021 la disoccupazione  raggiungeva il 7,4%, un tasso ben più basso dei livelli pre covid. Per trovare un tasso simile bisogna andare al 2008 prima della crisi finanziaria.

Merito  delle politiche di Macron, della sua coraggiosa riforma del mercato del lavoro del 2017- la “loi travail” il Jobs act francese che ha puntato sulla flessibilità- e il potenziamento del contratto di apprendistato del 2018. Ottimi difatti, i numeri della disoccupazione giovanile, al 15 % (era al 24 quando Macron è stato eletto per il primo mandato). Attualmente il tasso di occupati in Francia è al 73,3%.

Spostandoci a Berlino, nella locomotiva d’Europa, il tasso di disoccupazione è del 5%, gli stessi tassi di prima della pandemia.

Eppure anche in Germania il mercato del lavoro deve affrontare problemi seri legati alla mancanza di manodopera specializzata e all’aumento dei costi energetici che ha portato molte aziende a rivolgersi alla Kurzarbeit, la cassa integrazione tedesca.

I dati di Eurostat nel complesso rilevano un mercato del lavoro in Europa in ripresa, con la disoccupazione a marzo che cala al 6,8% nell’ eurozona, ai minimi storici.

In attesa però degli effetti che la guerra in Ucraina avrà sulle nostre imprese, già fortemente penalizzate dall’aumento dei costi energetici. Questa previsione  dovrebbe indurre i leader e le istituzioni comunitarie ad accelerare sul versante dell’Unione energetica , ma anche a continuare sulle politiche di sostegno alle economie dei paese membri, magari attraverso un nuovo programma Sure, che continuerebbe – in una veste e con uno scopo diverso- a elargire prestiti agli Stati membri e proteggere lavoratori

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