“Comprendo la conseguenza della tattica dei repubblicani ed è Vladimir Putin che marcia dentro l’Europa.” (Senatore Christopher S. Murphy, Partito Democratico, Connecticut, USA, 5 dicembre 2023)
La voce del Senatore democratico Chris Murphy risuona dentro l’aula del Senato degli Stati Uniti d’America, dando piena evidenza al concreto rischio che una interruzione del sostegno americano all’Ucraina può produrre soprattutto in Europa.
Avviene anticipando il momento in cui si pensava che questo potesse accadere, da sempre indicato come quello che verrebbe a coincidere con una eventuale rielezione di Donald Trump alle elezioni presidenziali del prossimo novembre 2024.
In particolare si verifica nel medesimo momento in cui anche proprio la stessa Unione europea appare vittima di una analoga ostruzione sul sostegno all’Ucraina e sull’avvio delle procedure per la sua adesione all’Ue da parte dell’Ungheria del Primo ministro Viktor Orbán.
C’è una frase che ci offre una sintesi immediata di quanto l’ostruzionismo di questi giorni negli Stati Uniti d’America e in Unione europea può produrre non solo sul futuro dell’Ucraina ma anche di tutti noi, oltre che sulle nostre coscienze:
“Gli Stati Uniti e l’Europa lo hanno detto forte e chiaro: “sosterremo l’Ucraina fino in fondo, per tutto il tempo necessario e qualunque cosa costi”. Se abbandonassimo l’Ucraina ora e costringessimo Zelenskyj a scendere a compromessi, sarebbe la fine del nostro credito morale e della nostra autorità politica. Per l’Occidente vergogna e suicidio.” (Bernard-Henri Lévy, 2 dicembre 2023)
Così non è possibile accettare di assecondare chi, in riferimento all’impegno a sostegno dell’Ucraina, da qualche tempo parla di “stanchezza”.
Non ce lo possiamo permettere, a maggior ragione se paragoniamo i nostri sacrifici rispetto all’assoluta tragedia direttamente vissuta in questi quasi due anni dalla popolazione ucraina.
E nemmeno possiamo considerare, alla luce degli ulteriori ultimi avvenimenti internazionali, l’ipotesi di definire ora una scala di priorità tra conflitti in base alla quale decidere a chi riservare in esclusiva il nostro impegno, derubricando il nostro concreto appoggio a favore dell’Ucraina.
Così il vertice europeo dei prossimi 14 e 15 dicembre viene ad assumere una rilevanza fondamentale per definire il futuro dell’Europa.
I Capi di Stato e di Governo dei paesi membri dell’Unione europea non solo dovranno trovare un accordo all’unanimità per proseguire nel loro congiunto sostegno all’Ucraina ma dovranno essere capaci di rilanciarlo con ulteriore maggiore forza per inviare anche un messaggio chiaro agli Stati Uniti d’America e, nel caso fosse necessario, poter anche parzialmente compensare una eventuale riduzione degli aiuti di provenienza statunitense.
Le trattative preparatorie al vertice europeo in queste ore sono febbrili, perché la posta è davvero alta.
Chiunque possa avere una influenza sul Primo ministro ungherese deve esercitarla al massimo delle sue possibilità.
Si sta ragionando anche su un eventuale sblocco di 10 dei 27 miliardi di euro di fondi destinati all’Ungheria al momento bloccati per violazioni dello Stato di diritto da parte del Governo ungherese.
Sarebbe un prezzo di real politik da pagare a beneficio di una posta in gioco troppo grande per poter essere sacrificata, ma allo stesso tempo anche determinato dall’incapacità di riuscire ad andare veramente fino in fondo nella realizzazione di obiettivi che con coraggio e visione erano stati fissati all’inizio di questa legislatura europea, che ponevano la revisione dei Trattati in un orizzonte non troppo lontano e che avevano permesso di gestire la pandemia (con l’attuazione di un comune piano vaccinale) e la post-pandemia (con l’adozione del Next Generation EU) dimostrando una capacità di innovazione che proiettava finalmente la speranza verso un’Europa più politica e più democratica.
Si apre ora la stagione della campagna elettorale per le elezioni europee di inizio giugno 2024, soprattutto per noi con un monito chiaro: non riduciamo queste elezioni all’ennesima occasione per una semplice conta interna dei consensi tra i partiti nazionali.
Rendiamola anche da noi questa volta l’occasione per decidere insieme quale Europa vogliamo, su quali ideali e valori promuoverla, su quali proposte concentrarsi per permettere al progetto europeo di realizzarsi pienamente, con una propria autonomia strategica, con una sua vera integrazione politica, con una sua capacità decisionale non condizionata da manovre speculative di chi vi è parte solo per sostenere istanze esterne e addirittura ostili.
E con una priorità da promuovere sin da questi giorni: che i paesi membri verso i quali il Parlamento europeo ha già approvato una risoluzione non legislativa che li ha definiti una “minaccia sistemica” ai valori fondanti dell’Unione europea e su cui sono condivisi i Trattati (come avvenuto nei confronti dell’Ungheria con voto parlamentare del settembre 2022) abbiano effettivamente il diritto di voto sospeso in Consiglio dell’Unione europea e in Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo.