Le conseguenze economiche e sociali del Covid-19 sono state percepite fortemente anche nella locomotiva d’Europa, nonostante le massicce misure di supporto alle imprese e ai lavoratori messe in campo dal Governo di Berlino: si stima che la contrazione economica causata dalla pandemia sia stata del 5% nel 2020, con un aumento del deficit statale del 4.7%. Di fronte a uno scenario simile alla crisi finanziaria del 2009 (in cui il PIL aveva registrato un calo del 5.7%) la Germania ha messo in campo consistenti pacchetti di aiuti pubblici a partire da marzo 2020 per fronteggiare l’emergenza, lavorando sul doppio binario del sostegno alle imprese e ai lavoratori. Non sorprende infatti che i 29 miliardi in sovvenzioni (il paese, infatti, non chiederà prestiti) che spettano alla Germania secondo il Next Generation EU facciano parte di un pacchetto di risorse autonome più grande, il c.d. Der Wumms, dall’ammontare di 130 miliardi. Varato a fine giugno 2020 dopo una lunga discussione fra i vertici federali, il suo obiettivo è dare una forte spinta all’economia e permettere alla Germania di uscire dalla crisi ed è esplicitamente citato nel piano di ripresa tedesco come ispiratore delle riforme che verranno attuate tramite i finanziamenti europei.
Volgendo uno sguardo più specifico al piano di utilizzo dei fondi europei, il nome scelto è stato Deutscher Aufbau- und Resilienz Plan, simile al nostro Piano di Nazionale di Ripresa e Resilienza, ed è stato approvato dal Parlamento tedesco l’11 dicembre 2020, all’interno della Legge di Bilancio nazionale del 2021.
Il modello di governance prescelto per l’implementazione dei programmi presentati non prevede l’istituzione di un ente ad hoc per la gestione dei fondi, i quali saranno sotto il controllo dei ministeri federali di competenza. Secondo le previsioni contenute nel documento, il 70% dei fondi verrà utilizzato negli anni 2021/22, mentre il restante 30% nell’anno 2023. Le misure previste sono fortemente legate ai processi del semestre europeo del 2019 e del 2020 e alle specifiche raccomandazioni che sono state fatte alla Germania: in particolare sui temi degli investimenti per la digitalizzazione, l’energia, la mobilità green e la pubblica amministrazione. La stesura del piano tedesco – predisposto tramite il coordinamento della Cancelleria Federale e del Ministero delle Finanze, e in seguito dei Ministeri e dei Gruppi Parlamentari – è stata poco pubblicizzata rispetto ad altre controparti europee, come ad esempio il nostro paese o la Francia: tuttavia non mancano le voci di dissenso nazionale, come ad esempio quella proveniente dal partito dei Verdi, che giudica il piano poco ambizioso e critica il fatto che la maggior parte di esso sia dedicato a progetti già in essere e scarsamente innovativi. Anche Bruxelles, secondo il quotidiano Handelsblatt, avanza critiche molto simili, in particolare considerando il ruolo trainante della Germania all’interno dell’Unione Europea e quindi la necessità che il paese presenti un piano che faccia da “modello” per gli altri Stati membri. Secondo l’Unione e alcuni economisti tedeschi, come ad esempio Lars Feld (l’attuale presidente del Consiglio tedesco di esperti economici), il piano non è sufficiente, occupandosi più di sovvenzioni che non delle riforme strutturali richieste, specialmente per quanto riguarda il sistema pensionistico tedesco e gli investimenti pubblici.
I sei punti chiave del piano tedesco sono i seguenti: (i) politica climatica e energetica, (ii) digitalizzazione dell’economia e incremento delle infrastrutture digitali, (iii) digitalizzazione della formazione, (iv) rafforzamento dell’inclusione sociale, (v) rafforzamento del sistema sanitario, (vi) rinnovamento della pubblica amministrazione. Il 42.7% dei fondi sono dedicati alle politiche climatiche, il 25.2% alla digitalizzazione, il 15.36% al sistema sanitario e il restante 16.6% alla partecipazione sociale e alla pubblicazione amministrazione.
Analizzando la macroarea della politica climatica, vi sono tre componenti specifiche: la prima è quella del perseguimento della decarbonizzazione, in particolare attraverso l’utilizzo di energie rinnovabili, con particolare riferimento all’Accordo di Parigi e all’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. Fondamentale per questo step sono gli investimenti legati all’idrogeno, specialmente per quanto riguarda la decarbonizzazione dell’industria, da supportare con programmi ad hoc. La seconda componente di questa sezione è la mobilità ecosostenibile, sostenuta attraverso l’esenzione fiscale dei veicoli elettrici e collegata a una riforma legislativa del settore, così come la promozione di sistema di guida alternativi anche per autobus pubblici e il trasporto ferroviario. La terza e ultima componente è dedicata ai progetti di ricostruzione e ristrutturazione ecofriendly, attraverso la quale verranno finanziati progetti edilizi innovativi che si caratterizzeranno per l’alta sostenibilità climatica e attuabili anche grazie alla partecipazione delle piccole e medie imprese.
Per quanto riguarda la digitalizzazione, divisa nelle due aree di digitalizzazione economica e della formazione, una grande parte è riservata alla politica sui dati, definiti come la materia prima del futuro: non solo nell’ottica di migliorare l’infrastruttura informatica a livello europeo, ma anche per proteggere i dati degli utenti tramite appositi sistemi di anonimizzazione e depersonalizzazione, riprendendo uno dei temi cari alla Germania, la privacy. Oltre a favorire una maggiore informazione a livello accademico e sociale su questi temi, viene ripresa la volontà, in collaborazione con la Francia e già discussa di fronte alla Commissione, di favorire lo sviluppo
tecnologico in Europa in settori in cui si trova indietro rispetto ad altri Paesi e più soggetta alla necessità di importazioni, specialmente nel campo delle comunicazioni e della microelettronica. Questo ben si lega al tema della digitalizzazione dell’economia, con programmi di investimento dedicati all’industria dei produttori di veicoli e alla digitalizazzione ferroviaria con il progetto “Digital Rail Germany”, che punta a sostituire gli interblocchi e i passaggi a livello esistenti con nuovi meccanismi all’avanguardia. La digitalizzazione della formazione è il secondo tema al centro di questa sezione del piano, influenzato dal periodo di lockdown e dalla chiusura delle scuole e dei centri di formazione: in particolare, è prevista un’iniziativa congiunta fra Governo federale e Stati che mira a formare la classe docente sul tema del digitale e della didattica telematica e a fornire loro la strumentazione necessaria per l’implementazione delle lezioni in formato digitale.
Le ultime tre sezioni del piano, dedicate rispettivamente ai temi dell’inclusione sociale, della sanità e della riforma della pubblica amministrazione, si caratterizzano per la volontà di ricostruire un sistema forte rispetto a futuri shock esterni. Dal punto di vista dell’inclusione sociale, sono previsti programmi di finanziamento per l’assistenza all’infanzia e di supporto alle famiglie, programmi di formazione specialmente all’interno del tessuto delle piccole e medie imprese per i giovani, la creazione di un portale digitale legato al sistema pensionistico per fornire informazioni ai cittadini sul loro status di previdenza individuale, denotando così la volontà di fornire assistenza ai cittadini a tutto tondo.
I fondi destinati alla sanità si focalizzano sul sistema ospedaliero con l’intento di rafforzarne le capacità sia dal punto di vista digitale che tecnico e favorire gli investimenti per i singoli ospedali; interessante è anche la misura prevista che promuove la ricerca accelerata di vaccini contro il Covid-19. L’ultimo punto del piano, dedicato al rinnovamento della pubblica amministrazione, è incentrato sull’incentivare la digitalizzazione del settore pubblico quanto più possibile e la creazione
di un nuovo sistema di identità digitale, sempre nell’ottica di favorire una maggiore efficienza. All’interno delle riforme sulla pubblica amministrazione è anche previsto un nuovo intervento sul tema degli investimenti a livello locale, ad oggi un processo particolarmente macchinoso in Germania, che si desidera snellire e incentivare il più possibile.
In conclusione, il piano tedesco si caratterizza per un forte interesse ai nuovi sviluppi negli ambiti del green e del digitale. Un punto di forza è certamente la precisione con la quale vengono descritti determinati progetti che coinvolgono entrambe queste macroaree e che potrebbero essere da esempio per programmi analoghi nel nostro Paese, come ad esempio quelli riguardanti il sistema ferroviario nazionale. Il piano tedesco si presenta legato a riforme strutturali già avviate o quantomeno formulate sulla base delle necessità territoriali. Per quanto questo possa essere oggetto di legittima critica (la Commissione ha più volte sottolineato la necessità del carattere innovativo degli investimenti) emerge una profonda conoscenza della situazione attuale della Germania e indica il doppio binario della digitalizzazione e della mobilità sostenibile come portante per la riorganizzazione della società post pandemia, senza dimenticare il rinnovamento delle strutture sanitarie per fronteggiare crisi future. È chiaro quindi come la conoscenza del territorio e delle sue mancanze strutturali siano le chiavi per la formulazione di un piano efficiente e per tracciare la strada del futuro del proprio Paese.