L’istruzione è uno dei pilastri fondamentali dello stato sociale. L’acquisizione di nuove conoscenze, la formazione personale e lo sviluppo di uno spirito critico individuale avvengono in gran parte all’interno delle mura scolastiche, a partire dalla prima infanzia. A qualunque grado e livello, l’istituzione scolastica ha sempre cercato di svolgere il ruolo di “ascensore sociale”, ponendosi come uno degli strumenti più potenti per favorire la mobilità sociale, per far sì che chi nasce in una situazione svantaggiata riesca ad avere accesso ad un’istruzione di qualità, e da lì ad un’occupazione che consenta di esprimere al meglio il proprio talento. Ormai da anni si sta assistendo ad un blocco di tale ingranaggio, in particolare nel nostro Paese in cui le possibilità di progredire tramite l’istruzione sono inesistenti come denuncia l’ultimo rapporto Ocse-Pisa: «Equità nell’istruzione: abbattere le barriere alla mobilità sociale». Si tratta di una situazione resa ancora più drammatica dal dilagarsi della pandemia e dal ricorso alla didattica a distanza (DAD) che ha gettato luce sull’immagine di un paese estremamente diseguale.
Da tale constatazione è nata l’esigenza di dare concretezza al progetto di uno “Spazio europeo dell’istruzione” che operi in sinergia con lo “European Research Area” (ERA) allo scopo di promuovere la collaborazione tra gli Stati membri dell’Unione europea per arricchire ulteriormente la qualità e l’inclusività dei rispettivi sistemi di istruzione e formazione e, soprattutto, colmare le grandi differenze tra i Paesi, rese ancora più evidenti dalla pandemia. Tale progetto è, quindi, perfettamente in linea con il Next Generation EU, con cui condivide l’obiettivo di un’Europa moderna e più sostenibile, in grado di far fronte alle transizioni digitale e verde e I cui finanziamenti forniranno un importante sostegno alle riforme e agli investimenti nel settore dell’istruzione e della formazione, dalle infrastrutture e dall’edilizia alla formazione, ai dispositivi digitali e ai finanziamenti per le risorse didattiche a distanza.
L’idea di creare uno spazio europeo dell’istruzione non è nuova ma, per la prima volta, è stata avallata nel 2017 dai leader europei durante il vertice sociale di Göteborg, avanzando la proposta di sviluppare un approccio olistico all’azione dell’UE nel settore dell’istruzione, della formazione e della ricerca. La Commissione europea, guidata da Ursula von der Leyen, ha promesso la realizzazione di tale progetto entro il 2025, contribuendo ad intensificare l’azione in materia di investimenti nell’istruzione e nella formazione e fornendo un sostegno specifico agli enti locali, regionali e nazionali per facilitare l’apprendimento reciproco, l’analisi e la condivisione delle buone pratiche in materia di investimenti nelle infrastrutture dell’istruzione.
È interessante notare come i pilastri su cui si fonda tale iniziativa sono esattamente uguali alle componenti delle missioni dedicate all’istruzione e alla ricerca contenute all’interno dei vari piani nazionali di ripresa e resilienza. In particolare, volendo fare nuovamente l’esempio dell’Italia, la Missione 4, dedicata all’Istruzione e alla Ricerca, prevede un finanziamento di circa 31 miliardi di euro con l’obiettivo finale di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un’economia ad alta intensità di conoscenza, di competitività e di resilienza, partendo dal riconoscimento delle criticità di tale settore. Si tratta, fondamentalmente, delle stesse aspirazioni dello Spazio europeo che mira a migliorare le competenze di base, comprese quelle digitali, agevolare la mobilità internazionale di studenti e docenti nonché la collaborazione internazionale tra istituti scolastici e universitari, promuovere il multilinguismo e garantire un’istruzione e una formazione inclusiva e svincolata dal contesto sociale, economico e culturale di appartenenza.
Altro pilastro del Next Generation EU è la sostenibilità ambientale e, proprio nel rispetto di quest’ultima, la Commissione europea ha proposto l’istituzione di una coalizione “Istruzione per il clima” con l’obiettivo ultimo di dar vita ad una società civile europea che sia “climate-neutral”. Tale coalizione dovrà, dunque, canalizzare gli investimenti in infrastrutture verdi per l’istruzione e la formazione, dovrà garantire che insegnanti e formatori abbiano opportunità di sviluppo professionale orientato alla sostenibilità e alla Green Economy che sia permanente, nonché promuovere l’apprendimento tra pari e progetti internazionali comuni di ricerca e innovazione orientati alla transizione verde e alla sostenibilità ambientale.
Come già sottolineato, lo Spazio Europeo dell’Istruzione opererà in sinergia con lo Spazio Europeo per la ricerca, meglio noto come The European Research Area (ERA) la cui ambizione è quella di creare un mercato singolo e senza frontiera per la ricerca, l’innovazione e la tecnologia che comprenda tutti i paesi dell’Unione. Con il varo del Next Generation EU è stato varato anche il cosiddetto ERAvsCORONA Action Plan, sostenuto dai Ministri dell’Istruzione e della Ricerca dei 27 paesi membri che hanno indicato dieci azioni prioritarie tutte orientate verso la una ricerca coordinata a livello europeo soprattutto per evitare l’implementazione di trattamenti, vaccini e diagnosi che si posino sul continente a macchia di leopardo.
Quanto detto rimarca l’importanza che riveste la dimensione europea dell’istruzione, della formazione e dell’attività di ricerca, per garantire a tutti un’educazione, intesa in senso lato, inclusiva e di qualità, per eliminare le grandi iniquità e diseguaglianza del sistema in diversi Paesi Membri e, soprattutto, per contribuire a creare e mantenere una società europea coesa, partendo dalle fondamenta dell’istruzione.