La sentenza della Corte Costituzionale della Polonia: un azzardo pericoloso e di corto respiro

Il 7 ottobre 2021 la Corte Costituzionale polacca, pronunciandosi su impulso del governo conservatore guidato da Mateusz Morawiecki, ha dichiarato l’incostituzionalità – e quindi l’inapplicabilità nell’ordinamento nazionale polacco – di una serie di norme del TUE, il Trattato sull’Unione Europea erede del Trattato di Roma del 1957. Il Governo polacco si era rivolto nel corso dell’estate alla Corte costituzionale della Polonia per valutare la compatibilità dei Trattati europei con l’ordinamento costituzionale nazionale a seguito dell’interim order – un ordine provvisorio – della Corte di Giustizia della UE dello scorso luglio, che aveva dichiarato incompatibile con l’ordinamento comunitario la Commissione disciplinare recentemente istituita a Varsavia per vigilare sui componenti della magistratura polacca. La pronuncia ha generato nell’immediato dichiarazioni roventi da parte delle istituzioni di Bruxelles innescando a cascata in tutta la UE una più vasta polemica tra schieramenti politici contrapposti. Le ragioni di chi critica questa sentenza sono però, come vedremo a breve, tutt’altro che infondate né figlie di una visione parziale della situazione.

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