Workshop Transizione Energetica nel Mediterraneo – con FES Italia (resoconto)

Tadrart Acacus

La guerra in Ucraina e la necessità di renderci indipendenti  dalle importazioni di gas russo hanno reso la politica europea di decarbonizzazione ancora più urgente. Ciò ha evidenti implicazioni per le economie dei paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, importanti esportatori di gas e petrolio. Per la regione la transizione energetica rappresenta al contempo un’esigenza e un’opportunità. La trasformazione delle economie rentier legate allo sfruttamento dei combustibili fossili in economie diversificate, legate allo sviluppo delle rinnovabili, apre infatti nuove possibilità di creazione di posti di lavoro, crescita economica e di un nuovo patto sociale, basato su maggiori uguaglianza e democrazia.
È fondamentale che Italia e Germania, due stati membri estremamente coinvolti nella politica mediterranea, assumano un nuovo ruolo di leadership nella cooperazione energetica nella regione, senza ripetere il modello che è stato in vigore finora e garantendo una trasformazione sostenibile e socialmente giusta. MondoDem e la Friedrich Ebert Stiftung vi invitano a un workshop ibrido, il 5 maggio alle ore 14.30-16.30, per discutere assieme a parlamentari ed esperti tedeschi e italiani come i due paesi possano muoversi nel quadro del consenso europeo per garantire una transizione equa nelle aree MENA. Partecipano:

  • Annalisa Perteghella, ECCO/MondoDem
  • Jacopo Pepe, SWP Berlin
  • Piero Fassino, Camera
  • Antonio Misiani, Senato
  • Lia Quartapelle, Camera
  • Nils Schmid, Bundestag
  • Nina Scheer, Bundestag
  • Marina Sereni, Viceministra Affari Esteri

Resoconto del workshop

La conferenza è stata introdotta da Nicoletta Pirozzi, Presidente di MondoDem e da Tobias Mörschel di FES Italia. A seguire la conferenza si è aperta con gli interventi riguardanti la transizione energetica nel mediterraneo di Annalisa Perteghella (ECCO/MondoDem) e Jacopo Pepe (SWP Berlin).

Annalisa Perteghella ha iniziato il suo intervento parlando degli Hotspot del cambiamento climatico (CC), questi corrispondono alla sponda nord, sud ed est del Mediterraneo dove i cambiamenti climatici avvengono più in fretta.

Perteghella conferma l’inevitabilità dell’aumento di 2 gradi della temperatura terrestre, a prescindere dalle politiche che possano essere attuate. Ciò, come già visto durante la Primavera Araba nel 2011, iniziata dall’aumento del costo del pane, poterà ad un aumento dei costi delle materie prime con conseguenze dirette sulla sicurezza alimentare e di conseguenza anche sulle famiglie.

Perteghella ha affermato dunque l’essenzialità della transizione energetica (TE) visto che il 95% delle emissioni sono causate dai combustibili fossili. Per quanto riguarda la TE i paesi del Medio Oriente si trovano a diversi livelli di sviluppo. Algeria ed Egitto, i primi paesi esportatori di gas nel quadro del taglio del gas russo, vivono di rendita sui profitti dati da gas e petrolio, ed una diminuzione improvvisa di questi ricavi porterebbe alla mancanza di una redistribuzione verticale delle risorse da parte del governo. La TE necessita un nuovo patto sociale che porti allo sviluppo di un sistema economico più inclusivo, dato che gli effetti della decarbonizzazione europea avranno certamente un forte impatto. Perteghella conclude sostenendo che Germania e Italia, vista anche la presidenza della Germania al G7, si trovano nella condizione di poter accompagnare questi nuovi modelli di sviluppo. In primis, partendo dalla necessità di sviluppare una just energy transition partnership con Algeri ed il Cairo. Secondo, implementando misure di resilienza ambientale, per esempio le barriere contro l’innalzamento del livello del mare sviluppate ad Alessandria d’Egitto. Fino alla creazione di collegamenti di Egitto e Nord Africa alla rete elettrica europea seguendo degli standard elettrici europei piuttosto che quelli della Belt and Road Initiative.

La conferenza ha continuato con l’intervento di Jacopo Pepe, il quale afferma che la guerra in Ucraina ha portato alla necessità di una TE immediata ed al bisogno di creare una nuova mappatura delle partnership energetiche. Il sistema di approvvigionamento deve rinnovarsi basandosi sui pilastri due pilastri, efficienza energetica e TE. Vi è l’esigenza di trovare alternative al gas sia nel breve che nel lungo termie. Anche se in un sistema post fossile saremo comunque dipendenti dalle importazioni dalla MENA region (e.g. Idrogeno). Pepe continua sottolineando l’importanza di reindirizzare gli approvvigionamenti da est a sud, anche per Qatar, Algeria ecc. questi obbiettivi sono ambiziosi ma possono essere resi possibili da un coinvolgimento del vicinato. Quando originariamente per la Germania questo coinvolgimento del vicinato storicamente ricadeva verso est attualmente anche Berlino dovrà spostare il suo sguardo al Nordafrica, sia per l’idrogeno blu che verde. Pepe ha proceduto sottolineando l’importanza nell’accompagnare tali paesi attraverso una trasformazione politica e sociale, vista anche la loro potenzialità in materia di risorse rinnovabili che tuttavia al livello locale vengono a malapena sfruttate (solo 1% dell’energia). Inoltre, il modello dei gasdotti della MENA region è particolarmente obsoleto. A prescindere dai modelli economici particolarmente diversificati, nella regione, tutti gli stati si trovano interessati all’export per finanziare la crescita, rendendo la stabilità del sistema energetico una priorità. Infine, la guerra in Ucraina ha portato ad un incremento dell’instabilità, con la crescita d’interesse verso nuove tecnologie volte all’export energetico per una ristrutturazione dei sistemi economici. 

Pepe ha concluso  affermando che in tutti i paesi cresce la domanda per l’energia; c’é una forte competizione fra esportatori ed importatori (eg. anche Giappone e Corea sono interessati all’acquisto di idrogeno verde e blu); i paesi vogliono attrarre investimenti per la TE senza condizionalità politiche; e la presenza di importatori meno schizzinosi sull’idrogeno blu rispetto al verde portano al rischio di lock-in sull’idrogeno blu nei paesi produttori. Questa condizione porta inevitabilmente ad un first mover advantage nell’imposizione degli standard, e dunque l’Italia, nonostante, facendo parte dell’UE, debba seguire un approccio federale e più cooperativo, dovrebbe evitare il focus sull’idrogeno verde e piuttosto concentrarsi sull’impronta CO2 evitando di rifiutare a priori l’idrogeno blu con carbon capture. Infine, i mercati elettrici regionali dovrebbero essere visti come una precondizione per la stabilità energetica e la diminuzione dei conflitti d’interesse.

Successivamente la conferenza si è spostata sul tema politico con gli interventi di Piero Fassino (Presidente della Commissione Affari Esteri e Deputato PD), Antonio Misiani (responsabile Economia e Finanze del PD e Senatore), Lia Quartapelle (responsabile Affari Esteri e Deputata PD), Nils Schmid (Membro del parlamento tedesco, responsabile dell’area tematica “Affari esteri” della SPD) e Nina Scheer (Membro del parlamento tedesco, responsabile dell’area tematica “Clima ed energia” della SPD)

Il primo intervento politico è stato di Piero Fassino il quale ha parlato della difficoltà della TE in zona di crisi, sottolineando tuttavia la sua necessità per dare stabilità alla regione. Fassino ha affermato che la TE è resa complessa dalla scarsissima interconnessione regionale (ad esempio ci sono più collegamenti aerei fra Parigi e Roma con Algeri e Casablanca che fra i paesi della MENA region), e ciò si conferma anche nell’ambito dell’energia. Fassino ha posto  come priorità il favorire l’interconnessione fra i paesi MENA, anche perché il quadro giuridico di questi paesi non è chiaro. Una delle possibili soluzioni potrebbe essere la multilateralità, dopo tutto l’Unione Europea ai suoi esordi era la comunità del carbone e dell’acciaio. Perché dunque non potrebbe avvenire una simile trasformazione utilizzando l’UE come promotore di questi processi, iniziando da un lavoro comune tra Italia, Francia e Germania utilizzando, tra gli altri, anche i trattati di Aquisgrana e Quirinale.

A seguire vi è stato l’intervento di Nils Schmid, il quale ha affermato che il Mediterraneo è molto politicamente importante per la Germania, in particolare a partire dal 2011 con le primavere arabe. Il processo in Libia ha visto grande partecipazione tedesca e negli ultimi 10 anni la Germania ha provato spesso di spingere tema della TE, anche perché la politica energetica è geopolitica. Essa crea una rete di dipendenza, fatto reso evidente dalla guerra in Ucraina con la Russia, ma che si può constatare anche con l’Algeria. Schmid ha affermato che negli ultimi decenni siamo finiti in un cul de sac geopolitico e che la TE aiuterà a diminuire questa rete di dipendenze. E’ necessario fare in modo che le nuove dipendenze, che deriveranno dalla TE, siano meno unilaterali, evitando di diventare troppo dipendenti dai singoli fornitori di idrogeno. Schmid sostiene che vi sia la possibilità che l’idrogeno possa favorire una trasformazione politica in Algeria anche se tale processo potrebbe risultare molto complesso. Infatti, in Algeria, anche i più piccoli progetti di PMI tedesche sono affondati nel pantano della corruzione. Conclude che l’UE possa risultare più adatta per questa transizione, e che, per quanto Italia e Germania possano contribuire, è la strategia Idrogeno Europea a dover essere messa in atto.

Nina Scheer ha iniziato il suo intervento affermando che oggi in Germania si progettano già molte infrastrutture che possano essere compatibili con l’idrogeno (ad esempio terminal LNG). Questi investimenti in infrastrutture sono stati necessari per creare un incentivo per l’importazione di idrogeno. Scheer afferma creare una nuova dipendenza unilaterale sia altamente rischioso e non consigliabile. Già nel 2008 si era aperta la discussione sul ruolo del mediterraneo nella TE in Europea; tuttavia, a tutto ciò non vi è stato follow up. Scheer sostiene che la questione atomica sia molto pericolosa, e che anche in questa situazione vi sia il rischio di sviluppare delle dipendenze. Inoltre non sono da sottovalutare i possibili eventi climatici di proporzioni estreme che potrebbero portare a malfunzionamenti delle centrali nucleari, rendendole dunque un fattore ad alto rischio. Scheer conclude dunque che la TE ha meno possibilità di conflitto per le risorse, ma che la produzione di materiale per la TE (eg. pannelli solari, eolico ecc) portino ad un rischiano di delocalizzazione.

L’intervento di Nina Scheer (MdB), portavoce del gruppo parlamentare SPD per le politiche energetiche,  ha permesso di approfondire l’attuale approccio tedesco alla progettazione di infrastrutture energetiche, molte delle quali già oggi sono pensate in modo che siano compatibili con un sistema di approvvigionamento basato sul idrogeno. Questo investimento infrastrutturale é stato necessario per creare un incentivo all’importazione di idrogeno. Anche Schiere ha sottolineato che in questa trasformazione non possiamo entrare in una nuova dipendenza unilaterale, e che già nel 2008 c’era stata discussione su ruolo del Mediterraneo nella TE europea, purtroppo senza seguito. Anche la questione dell’energia atomica é molto pericolosa in tal senso, in quanto incoraggia la creazione di dipendenze per una fonte di energia costosissima. Le centrali nucleari sono estremamente vulnerabili ad eventi climatici estremi, di cui vedremo una proliferazione nei prossimi anni. Infine, la TE nell’area mediterranea dovrebbe diminuire la necessità conflitti per le risorse tipiche delle risorse fossili. La cooperazione fra Italia e Germania sarà molto importante per garantire una produzione europea di materiali e tecnologie per la TE (pannelli, eolico ecc) a rischio di delocalizzione.

Il sen. Antonio Misiani, responsabile Economia e Finanze del Partito Democratico, ha rilevato che attualmente l’Ue é de facto il maggior finanziatore dello sforzo bellico russo tramite le importazioni di energie fossili. La spinta alla diversificazioni anche con combustibili fossili é un esercizio molto utile nell’attuale momento di crisi, ma nel lungo periodo sarà imperativo attuare una transizione energetica sostenibile. In tal senso, l’Italia deve porsi obiettivi ambiziosi, puntando a un aumento delle rinnovabili e diventando così meno dipendenti dalle importazioni. Gli attuali prezzi delle energie fossili favoriscono un maggior uso delle rinnovabili e necessitano un patto multilaterale pe rie rinnovabili anche nella sponda sud del mediterraneo, dove i consumi di gas si sono triplicati.

Nel corso dell’evento é emersa una chiara convergenza italotedesca sul ruolo di potenze terze nella regione MENA, in particolar modo per quel che riguarda Cina e Russia. Il sen. Misiani ha spiegato che l’Italia vuole ruolo coeso e assertivo dell’UE per consolidare rapporti con i paesi della sponda sud, impedendo che finiscano preda di Russia e Cina e nonostante tutte le criticità che questi paesi presentano. I progetti di TE servono infatti anche in ottica di contenimento di Cina e Russia

Nina Scheerfa notare che l’economia cinese si trova attualmente alla ricerca di risorse in tutto il mondo. Da socialdemocratica Scheer crede nell’idea del cambiamento tramite il commercio (Wandel durch Handel) nonostante i fallimenti dei rapporti russo-europei. In quel contesto il rischio é stato generato dalla creazione di una dipendenza unilaterale; in generale rimane comunque importante che anche il commercio venga utilizzato per alterare il comportamento e le priorità di partner politici problematici, fermo restando che é di fondamentale importanza che non vengano cedute intere catene di produzione e know-how. Nils Schmid ha anche aggiunto che la Russia non ha alcun interesse nel successo della TE a causa del proprio sistema di politica economica basato sull’estrazione di carburanti fossili.

La viceministra degli Esteri Marina Sereni ha concluso l’evento indicando che questo incontro é solo la prima tappa di un percorso é che é opportuno continuare a ragionare sull’intersezione fra politica estera, economica e ambientale. L’Italia e la Germania sono partner strategici su tantissimi dossier e sono unite da un interesse condiviso nel mantenimento dell’ordine internazionale basato sulle regole. I due paesi sono fra i più esposti alla dipendenza dal gas russo e i costi sociali di questa guerra devono essere di particolare interesse per le politiche dei progressisti. L’aumento repentino dei prezzi energetici impongono azioni concrete, senza limitarsi  alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento ma accelerando su una TE definita ineludibile. La viceministra ha espresso la preoccupazione che questa crisi non spinga l’Europa su un’accelerazione delle rinnovabili e che l’imperativo di risolvere in fretta il problema della diversificazione porti anzi a un rallentamento quando serve una prospettiva lungo termine e tenere la barra dritta. Anche se non si possono considerare i paesi MENA delle democrazie, l’Europa non può permettersi di attendere che essi lo diventino. Una partnership basata sulla transizione energetica può anzi aprire processi che porteranno un giorno a una possibile democratizzazione. Con lo sviluppo del programma EU Global Gateway l’Europa potrà avere un rapporto diverso con i paesi africani. L’idea é di una cooperazione più etica che non crei dipendenze e debito insostenibile per i paesi della sponda sud . La Cina é considerata un partner semplice per gli africani, ma non particolarmente etico e sostenibile per le società che vi si affidano. In questo quadro l’Europa deve aiutare i paesi africani a smarcarsi dale energie fossili. L’italia sta negoziando memorandum con Libia e Algeria sulle rinnovabili ed é sul punto di firmare un accordo sull’idrogeno verde con la Tunisia.

Siamo di fronte a un’opportunità condivisa: l’Europa é costretta a causa della guerra a rivedere la propria matrice energetica, ma anche l’Africa sarà costretta ad accelerare sulla TE perché l’impatto del cambiamento climatico sarà terribile per il continente. La condivisione dell’emergenza fra Germania e Italia aiuterà a portare l’attenzione dell’Europa a sud, al di là dell’immediate necessità che si sono create nel vicinato orientale.

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